I tentativi di uscire dal ghetto sono numerosi, tra questi l’attività del teatro Tor Bella Monaca gestito dall’Associazione Roma Sinfonietta che ha presentato nella funzionale struttura una serata musicale.
Roma, periferia orientale oltre il Grande Raccordo Anulare, quartiere di edilizia moderna, alte torri residenziali di buona dignità architettonica alternate a edifici bassi e allungati. Una bella chiesa si staglia sulla pianura con il suo motivo a canne d’organo. Siamo a Tor Bella Monaca. Si capisce che siamo in presenza di una progettazione urbanistica coerente, talvolta discutibile, ma coerente. Ad esempio i lunghi e larghi viali che invitano i veicoli alla velocità circoscrivono e isolano le diverse parti del quartiere che viene percepito come un arcipelago. In realtà è tutto il quartiere ad essere isolato, non più campagna e non ancora città. In attesa del mitico arrivo della linea C della metro, il GRA costituisce una vera e propria barriera di separazione da Roma. La zona è percepita dai romani come un Bronx nostrano, le uniche notizie che arrivano da qui si riferiscono a fatti di cronaca nera, “hic sunt leones”. L’illegalità è certamente presente ma la maggior parte della popolazione è costituita da gente normale che ha avuto la sfortuna di risiedere in un posto complicato. Qualche anima candida ha addirittura pensato di demolire le torri, come se il degrado derivasse dall’architettura e non dall’isolamento e dalla devastante e inetta gestione del territorio. I tentativi di uscire dal ghetto sono numerosi, tra questi l’attività del teatro Tor Bella Monaca gestito dall’Associazione Roma Sinfonietta (con il patrocinio del Comune di Roma e del Ministero dei Beni Culturali) che ha presentato nella funzionale struttura una serata musicale del Trio formato da Javier Girotto (sax soprano, sax baritono, flauti andini), Peppe Servillo (voce) e Natalio Mangalavite (tastiere e voce). Il filo conduttore della serata è il calcio, come passione da tifosi ma anche come metafora dell’esistenza, con i sogni, i successi, le sconfitte, i miti, gli dei. L’ispirazione viene dal libro di Osvaldo Soriano “Fùtbol –Storie di calcio”: tredici canzoni che declinano una passione con un po’ di retorica e un sentimento ormai universale. Il genere musicale è quello pop-jazz con sonorità e ritmi frutto di infinite contaminazioni. Peppe Servillo domina la scena con intermezzi da grande affabulatore, l’intonazione è spesso intermittente, al limite del declamato, ma la passione dell’esecuzione è contagiosa e il pubblico è stregato. Gli argentini Javier Girotto e Natalio Mangalavite sono grandi virtuosi, ma non eccedono mai in acrobazie gratuite e fanno la loro parte da protagonisti strappando applausi ripetuti ed entusiasti. La serata termina con un omaggio al più internazionale dei nostri autori, Domenico Modugno, di cui Peppe Servillo ci regala una struggente versione a cappella de “Lu pisci spada”. Salutiamo il Trio G.S.M. con un augurio argentino che è anche il titolo di una delle canzoni presentate:” No te mueras nunca” (Non morire mai).